La Val dei Carboner raccontata da Dario
Dario Scalmazzi è uno dei pochi carboner rimasti nel borgo. Fino alla metà degli anni Settanta del secolo scorso, quella del carbonaio è stata l'attività principale degli abitanti di Bondone. Per Dario è un vanto portare avanti ancora oggi la tradizione di famiglia. La porta avanti per amore e non per guadagno, "perché non si guadagna molto a fare il carbonaio".
Chi è Dario? Dario Scalmazzi abita da sempre nel borgo di Bondone, uno de I Borghi Più Belli d'Italia, al confine con la provincia di Brescia: da un lato il lago d'Idro, dall'altro la Val dei Carboner, il Monte Alpo, sotto la direttrice della Valle del Chiese che conduce a nord.
Dario è uno dei pochi carboner rimasti nel borgo. Fino alla metà degli anni Settanta del secolo scorso, quella del carbonaio è stata l'attività principale degli abitanti di Bondone. Erano 800 persone a quell'epoca, e tutti facevano i carbonai. Era l'unica risorsa disponibile. Ci andavano tutti i componenti della famiglia, famiglie grandi, anche di 8-10 persone: "Ci si andava tutti insieme, in montagna, a raccogliere legna, di abete o di faggio, compresi bambini e bambine".
"Per me è un vanto portare avanti ancora oggi la tradizione di famiglia, è una grande passione che ho ereditato. Per amore e non per guadagno, non si guadagna molto a fare il carbonaio". È un mestiere vecchio di secoli, forse di millenni, tramandato di generazione in generazione. Quanto quella vita e quel lavoro fossero duri e faticosi, ma vissuti con dignità, ce lo dimostra l’orgoglio con il quale Dario, insieme agli ultimi carbonai di Bondone, continuano ad accendere il poiòt (la carbonaia).
Per me esser carbonaio è un vanto, perché tutti i miei avi facevano i carbonai. Lo faccio per passione, non per guadagno, perché guadagni poco o niente.
Perché la Val dei Carboner?
"Il paese di Bondone è bellissimo, è uno dei I Borghi più Belli d'Italia, ha un castello, il Castello San Giovanni, e una bellissima chiesa. E poi abbiamo il lago d'Idro, Bandiera Blu, uno dei laghi più belli d'Italia". Dario non spreca parole, sono poche quelle che dice mentre racconta la sua valle, i suoi luoghi. Poche, ma significative. Belle, perchè "qui è bello e si sta bene".
La Val dei Carboner si apre appena sopra l'abitato di Baitoni, ed ha una storia che nessuno vuole dimenticare. Soprattutto Dario. Tra la fine di marzo e l’inizio di aprile, quando i monti più alti erano ancora coperti di neve, le famiglie dei carbonai di Bondone partivano per andare a raccogliere legna, preparare le cataste e infine trasformare la legna in carbone.
I luoghi dedicati alla raccolta della legna e alla produzione del carbone, si trovavano in montagna, a 1500-2000 metri di altitudine. Lì dove volano i ricordi di Dario, mentre ha ancora per le mani un pezzo di legna da ardere, qualche frammento di carbone della scorsa stagione. Lo sguardo però è sempre vigile e attento, ai suoi monti, alla sua valle, alla sua storia di carbonai.
"Mi piace andare in montagna. A soli 5 chilometri ci sono le malghe, i paesaggi sono meravigliosi. Mi sento bene, perché qui l'aria è buona. A camminare si sta bene e di notte dormi perché non ci sono rumori".